Feudalesimo, Vassalli e Incastellamento

Arimanni – Con le invasioni barbariche, non molto era rimasto dell’aristocrazia terriera latina: i potentes che non furono uccisi fuggirono a Bisanzio, i medi e piccoli proprietari terrieri furono spogliati a profitto degli arimanni ovvero guerrieri Longobardi (dell’esercito-popolo), costituenti la nuova classe di possessori fondiari.il termine Arimanni deriva, infatti, da Heer (esercito) e Maan (uomini), ma, nell’epoca ad essi coevi, venivano chiamati col nome latino di exercitales.

Le invasioni barbariche avevano significato una sostituzione di proprietari terrieri germanici ai preesistenti latini, nonché un incremento della piccola proprietà, a “correzione” del modello invece latifondista romano. I nuovi (piccoli) proprietari terrieri germanici divennero però i nuovi potentes espandendosi assai, anche sfruttando la necessità di protezione dei più deboli.

La società si andò così dividendo tra i suddetti potentes e i pauperes (piccoli possidenti); indi, in età carolingia, si chiarì il ruolo dei commendati: coloro che chiedevano la protezione al potentes offrendogli la propria “sottomissione” in termini di pagamento di un censo personale a quella che era ormai la nuova aristocrazia e poteva essere o laica o ecclesiastica.

Un curioso scambio – Alcuni pauperes da commendati passavano ad essere coltivatori di terre altrui, attraverso la donazione formale del loro possesso allodiale (cioè libero) al protettore laico o ecclesiastico: il protettore restituiva al pauperes la sua (ex) terra, che, ora, non era più in possesso allodiale, bensìin forma di possesso tributario, cioè il tributo non era una remunerazione, bensì un censo fondiario dovuto al signore della terra per conservarne il godimento.

Lavorare la terra per non combattere – Tra i piccoli allodieri (che continuavano a nomarsi arimanni) c’erano coloro che si trasformavano in coltivatori dipendenti, per sfuggire all’obbligo militare.

Anche se la piccola proprietà andava sì declinando, i capitolari carolingi dimostrano quanto l’Impero cercasse di frenarne il declino, frenando l’espansione dei grandi, e mantenendo con essi il rapporto che si esplicava nelle convocazioni dell’esercito di popolo o l’obbligo, sempre inflitto ai ceti più abbienti, di albergaria, ovvero di fornire vitto e alloggio alla corte regia che era itinerante 8non aveva sede fissa, anche se la sede prescelta era Aquisgrana).

Tuttavia i grandi proprietari terrieri non erano privi di difficoltà: la gestione dei loro grandi patrimoni creava ad essi problemi di difficile gestione economica, c’era, inoltre, il rischio, che i servi fuggissero dal padrone o negassero di essere tali: i processi giuridici potevano andare avanti anche per decine d’anni.

Nell’età carolingia, così, iniziarono le così dette “clientele vassallatiche” che potevano essere di prelati come di laici: la clientela regia, infatti, si andava disperdendo attraverso il vasto regno, così, sia per cooperare alla protezione militare dei territori affidati agli ufficuiali pubblici, sia per finalità fiscali correlate ai complessi fondiari, si instaurarono rapporti vassallatici.

Attraverso l’omaggio vassallatico il senior prometteva al vassus di proteggerlo e questi prometteva al seniro di combattere per lui. Il compenso che il senior dava al vassus era chiamato beneficum (più tardi si chiamerà feudum) e solitamente consisteva in terre che rimanevano in usufrutto del vassus sino a quando questi avrebbe mantenuto la fedeltà.

In età carolingia il beneficium consisteva solo in ricchezza ovvero nella terra data in usufrutto che non era una “giurisdizione separata”: ovvero la rendita della terra andava al vassus ma l’autorità competeva sempre al re e ai suoi conti. Nel caso, però, di territori soggetti ad enti religiosi e quindi resi immuni da una concessione regia, l’esercizio dell’autorità competeva al vescovo o all’abate.

Un senior poteva quindi avere una clientela di più vassi: egli poteva essere il re ma anche un Franco potent o un’autorità religiosa. Il senior, inoltre, non era necessariamente vassallo del re: c’erano anche senior privati che avevano vassi ma che non giuravano fedeltà ad alcuno.

La pluralità e la capillarità della rete vassallatica conferirono alla società dell’Europa carolingia una configurazione “a rete”: a questa rete Carlo Magno affiancò conti e marchesi. La riorganizzazione del rapporto personale e militare dei Franchi era, infatti, stata attuata dai Pipinidi i quali avevano trasformato l’assetto più “romano e statale” dei preesistenti Merovingi, dando più spazio alle aristocrazie.

Proprio i sopradetti vescovi o abati consolidano, successivamente, la propria base fondiaria ecclesiastica, grazie alle donazioni dei laici devoti e grazie all’inalienabilità – che ora entrava in vigore – dei loro beni ecclesiastici.

in età carolingia il mondo latino-germanico elaborò le proprie istituzioni in maniera molto flessibile, nella formalizzazione simbolica di rapporti personali, di relazioni con le istituzioni religiose, con tendenza, spesso, coercitiva. La successiva guerra tra fratelli dei successori di Carlo Magno comportò il rafforzamento, delle clientele armate.  Il beneficium iniziò ad acquistare ereditarietà.

La piramide feudale, ovvero dove funzionò – Nell’età postcarolingia, invece, la pluralizzazione dei poteri non fu favorita dai rapporti feudali, ma ne fu frenata: i raccordi tra i centri di potere e le famiglie dell’aristocrazia militare si stabilirono in un reticolato inter-sociale, senza però coinvolgere – contrariamente a quanto l’abusata concezione della “piramide feudale” possa far erroneamente desumere – alcuni componenti della società quali i lavorator dei campi.

L’intreccio completo “piramidale” tra istituzioni pubbliche e una catena vassallatica che aveva al suo vertice proprio il re, si realizzò solo nelle aree in cui i rapporti feudali erano stati “importati” dall’Europa franca, ovvero solo in Inghilterra, in Italia meridionale e nei regni latini d’oriente.

In Italia, ad esempio, dopo il sanguinoso secolo contrassegnato dalle lotte di potere per il trono di Pavia, comitati e marche si sfaldarono, lasciando il posto a molte signorie locali, nelle mani sia di latifondisti che di ufficiai pubblici: proprio i grandi possessi fondiari agevolarono gli sviluppi delle signorie rurali senza, però, che vi fosse coincidenza tra latifondo e signoria. I primi, privi di compattezza, no coincidevano con l’armonia coerente dei secondi.

Ereditarietà dei feudi – Prima del concordato di Worms, i prelati prestavano giuramento al re in relazione alla concezione dell’episcopio o dell’abbazia, la quale, tuttavia non era ridotta alla figura di un feudo, per la responsabilità del sovrano stesso: la potenza temporale conferita al prelato non poteva concepirsi come un feudo perché era considerata proprietà delle chiese medesime, inscindibile dall’ente ecclesiastico e sacra.

Nel XII secolo, però si andò chiarendo l’interpretazione feudale dei beni ecclesiastici. Il concetto di benefiucium si era evoluto in connessione con la fedeltà vassallatica. Nato come retribuzione di un servizio, assai applicato in ambito militare (i vassi rimunerati funzionavano come milites del proprio senior) acquistaav ora un carattere primario: all’entità del beneficio venivano commisurate le prestazioni militari del vassus al senior.

Il beneficio divenendo ereditario, creò importanti vincoli personali ed economici tra la famiglia del signore e quella del vassallo, finendo per divenire patrimonio del vassallo (anche se il vassus non poteva disporne con la stessa libertà con la quale disponeva, invece, del suo allodio).

Il processo che rese il beneficio ereditario fu lento e graduale: nel 1037 l’imperatore Corrado II il Salico  con l’Edictum de beneficiis o Consitutio de feudis garantì a tutti i membri della gerarchia vassallatica (anche minori) l’ereditarietà de loro feudi.

Già nell’877 col Capitolare di Querzy, Carlo il Calvo l’aveva estesa ai feudatari maggiori, anche se intendeva più un provvisorio controllo dei benefici da parte del figlio di un vassallo regio eventualmente morto in battaglia.

L’intervento di Corrado, quindi, era finalizzato ad estendere un rapporto con coloro che, invece, le famiglie del regno italico (famiglie marchionali, comitali ed enti ecclesiastici) avrebbero, invece, voluto tenere in soggezione. Col processo di patrimonializzazione del beneficio si ebbe, quindi, un allargamento del campo di applicazione del rapporto vassallatico-beneficiario dalla sfera militare a quella politica, sia perché, come detto, i vassi erano remunerati, sia perché il beneficio stesso diveniva l’ufficio pubblico.

Nell’età dell’incastellamento, così, la fortezza e il servizio militare del vassus vennero concepiti come il beneficio stesso. Così, dall’IX all’XI secolo, il beneficio vassallatico si orientò in senso patrimoniale: i milites rivendicavano l’ereditarietà del proprio beneficio remunerativo, mentre gli ufficiali preposti alle circoscrizioni del regno divenivano dinasti e i custodi delle fortezze ne divenivano signori. Autonomia economica e politica viaggiavano così di pari passo.

Tipici di età postcarolingia furono la graduale patrimonializzazione del beneficio vassallatico e la cessione o creazione di poteri in forma allodiale.

Feudo oblato e feudo di signoria – Dall’allodio si giunse al feudo oblato: questo consisteva in un allodio che il proprietario cedeva ad un signore più potente il quale glielo restituiva in feudo, con connessi obblighi vassallatici: il proprietario non era più tale in quanto allodiero, ma aveva, in cambio, protezione e ne era legittimato, senza mettere in pericolo la propria famiglia da guerre interne.

Le offese belliche divennero più giuridicamente definite, trattandosi di ostilità che, se iniziate, si concludevano con atti formali.

Nel XII secolo si passò così dai feudi senza potere ai feudi di signoria, ovvero i vassalli potevano contare sulla resa economica delle terre feudali ma anche sulla giurisdizione esercitata su coloro che l’abitavano: in quest’ultimo caso, appunto, diventava un “feudo di signoria”, nei documenti chiamato feudum rectum et nobile.

Il feudo oblato, quindi, (in francese fief de reprise) consentì a molti signori di trasformare le loro dominazioni private in feudi di signoria, e ai signori “più potenti” di vedersi riconosciuta la loro supremazia in termini di autorità formale.

 

 

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